Quali sono stati i cambiamenti principali che hanno portato a transizione 4.0
Che Industria 4.0 cambierà profondamente le modalità di progettazione e di produzione all’interno della fabbrica pare dunque abbastanza lampante alla luce dei modelli americani ed europei, iniziative che riconoscono le potenzialità che si celano dietro questo paradigma e, per tale motivo, definiscono un piano di azione da implementare.
In Italia la situazione che si presenta è di forte ritardo se confrontata con quella degli altri Paesi dell’Europa; ciò, però, non significa che questa non sia un’onda da cavalcare, anzi tutto il contrario.
Come affermato dal professor Marco Taisch, docente e responsabile scientifico dell’Osservatorio Industria 4.0 presso il Politecnico di Milano, questa «è la grande occasione per l’Italia»: grazie alle tecnologie digitali ormai diventate mature e pronte ad essere utilizzate all’interno dell’industria, si riuscirà ad avere una sensibile riduzione del gap competitivo tra Italia e Paese a minor costo della manodopera (Miragliotta, 2017). Prima di entrare nel dettaglio delle misure adottare nel Piano nazionale, degli obiettivi da raggiungere e dei benefici che derivano dalla progettazione e produzione con focus su industria 4.0, è bene porre l’attenzione sulle caratteristiche del settore industriale.
Anzitutto, il tessuto imprenditoriale italiano e, in generale, lo scenario economico che si presenta può essere riassunto nei seguenti punti chiave (MISE, 2017):
• settore industriale fortemente caratterizzato dalla presenza di PMI: secondo una ricerca svolta dall’Istat (2015) le micro e piccole imprese occupano il 95% del totale delle unità produttive impiegando circa il 47% dei lavoratori totali italiani (circa 7,8 milioni). Le imprese di medie dimensioni (50 < dipendenti < 250) e quelle di grandi dimensioni occupano il restante 5%; di questa piccola percentuale le imprese che impiegano più di 250 dipendenti occupano soltanto lo 0,1% del totale delle unità produttive.
• A causa anche della percentuale bassissima del numero delle grandi imprese, in Italia pochi grandi player industriali e ICT sarebbero in grado di guidare l’evoluzione del settore manifatturiero.
• Ridotto numero di capi filiera in grado di coordinare il salto tecnologico lungo tutta la catena del valore.
• Ruolo chiave dei poli universitari e dei centri di ricerca per l’innovazione e lo sviluppo.
• Rilevante connotazione culturale dei prodotti finiti.