Come l’internet of things viene applicata nei progetti di industria 4.0
«Molte tecnologie digitali sono arrivate a maturazione tutte insieme», parole pronunciate dal professor Marco Taisch (Miragliotta, 2017) a commento della manovra del Governo a seguito della presentazione del Piano nazionale Industria 4.0. Il docente fa riferimento ad una serie di smart technologies tra cui: Internet of Things, Coud, Big Data, Cloud,
robot, nuove interfacce uomo-macchina, device di comunicazione. L’unione virtuosa tra hardware, software e uomo crea il cyber phisical system (Magone , et al., 2016).
Internet of Things è un neologismo utilizzato per indicare l’insieme di oggetti reali che, attraverso la connessione a internet, riescono a comunicare con altri oggetti; gli attori del sistema CPM mutano i loro comportamenti a fronte di input ricevuti dallo scambio di informazioni attraverso la rete.
L’infrastruttura hardware e software che viene interconnessa attraverso la rete è talmente ampia e differente da creare enorme difficoltà nella definizione del concetto stesso di IoT.
Inizialmente la rete nasce con lo scopo di mettere in comunicazione sostanzialmente persone. La situazione iniziale è ben diversa dallo scenario che si presenta oggigiorno. A tal proposito l’espressione “internet delle cose” può essere vista come un’evoluzione dell’internet tradizionale e progettato per mettere in interazione oggetti fisici sia vicini
che lontani. In altre parole, i terminali di cui viene dotato l’oggetto in questione, potrebber essere posti in due luoghi differenti. Questo concetto viene identificato come “servitizzazione” della manifattura (Magone , et al., 2016).
Oggetti fisici interconnessi (sistema embedded) tra loro e che si scambiano reciprocamente informazioni attraverso la rete, non è una situazione di certo nuova all’uomo, il quale quotidianamente si trova ad usare la tecnologia. A titolo
esemplificativo, elettrodomestici che si avviano attraverso un tablet anziché richiedere la presenza fisica della persona, sistemi domotici o smartphone in grado di memorizzare la posizione dell’auto all’interno di un enorme parcheggio di un centro commerciale, sono solo alcuni degli esempi che possono essere riportati e che dimostrano come ormai la tecnologia si sia evoluta rispetto al passato e sia pian piano entrata nella quotidianità di
tutti. Ciò che è, invece, di straordinaria rilevanza è proprio il fatto che anche oggetti di uso comune e che nascerebbero privi di tecnologie di sensing o di wireless, possono diventare tecnologie abilitanti anche in un secondo momento e trovare una nuova vita anche in un contesto aziendale.
Nonostante il nome apparentemente forviante, Internet of things è formato da un insieme di componenti: devices, applicazioni usate dai soggetti, algoritmi in grado di analizzare dati e trasformarli in informazioni e, infine, processi (Beltrametti, et al., 2017).
Relativamente ai dispositivi utilizzati in azienda, essi possono essere utilizzati per compiere operazioni diverse: partendo dalle più semplici, permettono di avviare o stoppare i macchinari, sino ad arrivare ad azioni ben più complicate come, ad esempio, la riconfigurazione di un braccio o permettere l’avvio della fase di manutenzione. In
generale, invece, secondo uno studio effettuato da una società di consulenza internazionale, la Deloitte (Deloitte, 2015), per il 2020 si prevede che il numero di dispositivi IoT, subirà una crescita esponenziale arrivando a toccare cifre esorbitanti: si stima un valore pari a 50,1 miliardi di dispositivi.
Le applicazioni IoT, altro elemento fondamentale, permettono al soggetto di poter comunicare la decisione presa e ottenere informazioni dal device.
Grazie all’applicazione è possibile fornire un quadro completo di informazioni fruibili dall’operatore, le quali
vengono anche presentate in un linguaggio tale da poter essere facilmente comprensibile e quindi correttamente interpretabile. La tendenza attuale vede uno sviluppo delle applicazioni verso il Mobile-Firts espressione con la quale si fa riferimento alla possibilità di comunicare attraverso dispositivi mobile (Beltrametti, et al., 2017). Rimanendo
all’interno del contesto delle applicazioni necessarie per la realizzazione di interconnessioni di tipo IoT, si sta diffondendo la ChatBot. Questa tecnologia è un’interfaccia che sostanzialmente consente l’agevolazione del reperimento delle informazioni. Non sarà più necessaria una ricerca sul web, ma basterà porre un quesito al
soggetto virtuale con cui stiamo dialogando, per ottenere le informazioni di cui abbiamo bisogno. Uno dei più grandi colossi mondiali come Facebook, riconoscendo le potenzialità che questa nuova forma di intelligenza artificiale può creare, ha deciso di investire su questa tipologia di applicazione. Ciò che Mark Zuckerberg esprime, nella
conferenza annuale F8, è la volontà di conferire all’utilizzatore un servizio nuovo: la possibilità di scambiare informazioni anche con le aziende, così come attualmente lo si fa con i propri amici.
Un ulteriore elemento che compone la tecnologia IoT è il dato. Tale risorsa è sicuramente protagonista indiscussa del processo di trasformazione in atto. I dati, per poter avere un valore devono essere trasformati in informazioni e questo è reso possibile solo attraverso opportuni algoritmi.
Ultimo, ma non per importanza, è il processo. È proprio l’introduzione di queste tecnologie di nuova generazione all’interno di un processo già esistente che consente vedere i miglioramenti conseguibili ed ottenuti.
Tutto quello descritto sinora è reso possibile grazie alla diffusione e alla pervasività delle reti senza fili ad alta capacità.