Come era il piano prima del cambiamento a Transizione 4.0 E’ ancora possibile recuperare l’iperammortamento? Si, è possibile
Tenute conto delle caratteristiche fondamentali del tessuto imprenditoriale italiano, le linee guida elaborate del Governo sono (MISE, 2017):
- operare in una logica di neutralità tecnologica;
- intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali;
- utilizzare le tecnologie abilitanti;
- orientare strumenti esistenti al fine di incentivare la trasformazione al digitale;
- coordinare i vari stakeholder evitando di ricoprire un ruolo dirigista. Il governo italiano nel settembre 2016, al fine principalmente di recuperare il divario accumulato rispetto agli altri Paesi europei, ha deciso di presentare il nuovo programma: Piano nazionale Industria 4.0.
Il Piano è coordinato da una cabina di regia che vede la collaborazione tra settore pubblico e privato composta dalla presidenza del Consiglio e da alcuni ministeri, dalle università e centri di ricerca e, infine, dagli imprenditori accompagnati dalle organizzazioni sindacali. Il Piano presentato dal ministro Calenda predispone 13 miliardi di investimenti pubblici a fronte dei quali si prevede, come obiettivo da raggiungere, di rilanciare gli investimenti del settore privato per una somma totale di circa 23,9 miliardi di euro. Quest’ultimi vengono così suddivisi: 10 miliardi finalizzati ad accrescere l’innovazione; 11,3 miliardi volti ad incrementare gli investimenti privati in ricerca, sviluppo e innovazione in ambito digitale; infine, 2,6 miliardi effettuati da start-up che operano in ambito I4.0.
Relativamente agli investimenti pubblici, invece, i 13 miliardi di euro previsti dal Piano nazionale vengono erogati sotto forma di incentivi pubblici, i quali prevalentemente possono essere riconducibili alle seguenti 3 categorie (MISE, 2017):
• superammortamento: il bene acquistato viene ammortizzato ad un’aliquota pari al 140% del valore del bene stesso, fatta eccezione per la categoria dei mezzi di trasporto e dei veicoli (120%); il beneficio fiscale, già in vigore ancora prima del Piano nazionale, con la presentazione dello stesso, nel settembre 2016, è stato prorogato;
• iperammortamento: manovra che prevede l’incremento dell’aliquota al 250% applicabile però ai soli prodotti Industria 4.0;
• credito d’imposta alla ricerca e allo sviluppo: il Piano prevede un aumento dell’aliquota destinata al credito d’imposta calcolata sulla spesa in ricerca, sviluppo e innovazione; la percentuale passa da 25 a 50, con conseguenti benefici fiscali rilevanti. Oltre agli incentivi appena descritti, il programma di rilancio predisposto dal Governo prevede anche una serie di iniziative, le quali ben si adattano alla diversità del tessuto imprenditoriale italiano in quanto dedicano ampio spazio al tema del rilancio delle PMI. Tra le manovre più importanti spiccano: fondo di garanzia delle PMI, Nuova Sabatini sui beni strumentali, voucher digitalizzazione, Patent Box, Fondo Rotativo Imprese e le detrazioni fiscali pari al 30% (MISE, 2017).
Le iniziative che riguardano gli investimenti innovativi, nulla servono se non vengono completate da un piano di sviluppo delle competenze in grado di accompagnare il lavoro lungo tutto il processo di trasformazione aziendale. La diffusione della cultura in ambito Industria 4.0 attraverso il lancio di iniziative come “Scuola Digitale” e “Alternanza Scuola Lavoro” è sinonimo dell’attenzione che il Governo pone alla questione della formazione delle competenze. Inoltre, troviamo altre manovre definite dal Piano nazionale, che si muovono nella stessa direzione: la creazione di percorsi scolastici, sia in ambito universitario che riferito agli istituti superiori, ne sono un chiaro esempio. Terza direttrice chiave riguarda il potenziamento dei dottorati: il Piano Calenda prospetta un aumento dei dottorati di ricerca pari ad almeno 1400 unità. La creazione di Digital Innovation Hub, nonché di Competence Center, mira ad accompagnare e rendere attuabili parte delle manovre appena elencate. Relativamente ai DIH, distretti che fungono da ponte tra il tessuto imprenditoriale e il mondo della finanza e della ricerca, rendono concretamente possibile la diffusione delle tecnologie Industria 4.0. Il loro ruolo, così come previsto dal piano del Governo, è quello di creare informazione sul tema delle tecnologie digitali e sui vantaggi di cui l’azienda che le utilizza può ottenere e, non meno importante, costituiscono una vera e propria assistenza alle aziende che intendono approcciarsi a questo mondo indirizzandole verso fornitori, piuttosto che consigliando azioni mirate ad hoc da svolgere. 18 Il Competence Center, invece, non è altro che una rete costituita essenzialmente da politecnici, università e scuole superiori. A questo sistema interconnesso viene conferito l’obiettivo essenzialmente di fungere da (MISE, 2017):
➢ consulente per le PMI che operano con focus su I4.0;
➢ supporto alla sperimentazione incentivando anche nuove progetti che coinvolgono le tecnologie digitali
➢ formatore in grado di creare conoscenza e consapevolezza sul tema oggetto di analisi.
A fronte di tutte queste opportunità da cogliere per creare innovazione, l’imprenditore non ha più nessun alibi: acquistata una tecnologia, purché abbia tutte le carte in regola per essere etichettata I4.0, viene ammortizzata al 140%/250% senza dover aspettare le tempistiche burocratiche che, alle volte, rallentano l’implementazione di determinate decisioni aziendali. Nel settembre 2017 si passa da Industria 4.0 a Impresa 4.0, questo al fine di puntare l’attenzione sulle PMI. Con Impresa 4.0, oltre alla proroga per il 2018 di tutte le manovre avviate nel primo anno, l’ambito su cui si vogliono puntare i riflettori è la formazione. Passare alla fase 2 del Piano significa credere ed investire nello sviluppo del capitale umano in modo tale da creare una massa critica in grado di governare il sistema integrato e automatizzato.
La formazione che Impresa 4.0 si propone di agevolare attraverso lo strumento del credito d’imposta deve necessariamente avere come oggetto almeno una tecnologia abilitante.